Analogie tra il Taiji e la fisioterapia.

Considerazioni preliminari

Chi si approccia per la prima volta alla pratica del Taijiquan non può fare a meno di notare le analogie che esistono fra i principi di quest’arte marziale e quelli che stanno alla base delle scienze che studiano la prevenzione e la risoluzione delle problematiche relative all’apparato muscolo-scheletrico, in particolar modo:

  • il rilassamento;
  • l’allungamento-allineamento posturale;
  • la consapevolezza propriocettiva.

Il rilassamento, inteso come distensione muscolare e ancor più come ricerca del benessere psico-biofisico, è uno dei primi elementi a cui ci si approccia nell’apprendimento del Taiji.

Qui, infatti, la condizione di rilassamento si raggiunge anche grazie alla riflessione sul modo in cui respiriamo e ci adattiamo posturalmente, da fermi e in movimento, alla forza di gravità.

 

La respirazione e i movimenti incongrui di compensazione

Come sappiamo il muscolo principale della respirazione è il diaframma che oltre ad avere funzioni meccaniche (come quella di espandere i diametri della cavità toracica) è intimamente legato ai nostri stati d’animo, i quali possono influenzare la nostra normale balistica diaframmatica positivamente o negativamente e rendere i suoi movimenti, in quest’ultimo caso, difficoltosi. Basti pensare, per esempio, a tutte le volte in cui ci siamo trovati di fronte ad una situazione di pericolo o di shock emotivo (non per nulla riferendoci a queste occasioni diciamo “mi è mancato il respiro”): se analizzassimo un evento del genere, per prima cosa noteremmo la presenza di un blocco del diaframma nel corso dell’inspirazione, seguito da un innalzamento delle spalle, accompagnato da una costante tensione dei muscoli addominali.

Nella quotidianità capita di trovarsi in situazioni di stress o di agitazione che ci portano ad avere una respirazione superficiale, se questa venisse reiterata per molto tempo il corpo si troverebbe “costretto” ad adottare una serie di strategie (incongrue) nello sforzo di mantenere una normale ed adeguata espansione toracica.

Queste strategie, non proprio naturali, consistono in particolare nell’alzare le spalle e nel sollecitare determinati muscoli accessori (scaleni e sternocleidomastoidei) che sono strutturalmente legati al tratto cervicale. Una volta che questi vengono abitualmente sollecitati, l’intera struttura cervicale ne riceve un danno dovuto al sovraccarico funzionale. 

Postura e allineamenti strutturali nel Taiji

Altri aspetti importanti che vengono esaltati nel Taijiquan sono la postura e la ricerca di un allineamento corretto del corpo, con la finalità di bilanciare bene il peso e – “affondando i piedi nel terreno” –, di veicolare in maniera corretta la pressione che si determina sui dischi intervertebrali e in generale su tutta la colonna vertebrale.

Il rachide infatti può essere considerato un vero e proprio asse del corpo che deve necessariamente conciliare due parametri strutturali per certi versi contradditori, e cioè: la stabilità e l’elasticità; nel Taiji l’ottimizzazione di questi parametri viene costantemente ricercata.

Nel suo insieme, inoltre, il rachide può essere paragonato all’albero di una nave che poggia su una base solida (il bacino) e che in alto sorregge una trave trasversale (il cingolo scapolare).

A tutti i livelli esistono dei tiranti che sono costituiti da legamenti, da connessioni fasciali e sopratutto da muscoli. I muscoli paravertebrali sono dei muscoli lunghi che generalmente si dispongo parallelamente alla colonna e si suddividono su tre piani che vanno dai più superficiali ai più profondi. Sono muscoli che vengono continuamente sollecitati perché hanno la funzione di vincere la resistenza della gravità per permetterci di stare in piedi.

Inoltre bisogna pensare che quotidianamente tendiamo a mantenere determinate posture per molte ore al giorno, le quali determinano l’attivazione continua solo di determinati muscoli. Questo causa uno stato di contrazione continua, come uno spasmo muscolare, e una conseguente modificazione strutturale del muscolo stesso, nonché una sollecitazione enorme sulla colonna. Il Taiji permette alla colonna di muoversi in maniera globale (cosa fondamentale per una buona conservazione dei dischi intervertebrali) e soprattutto permette un bilanciamento di quelle asimmetriche tensioni muscolari che inconsapevolmente creiamo nelle nostre attività quotidiane.

La consapevolezza propriocettiva

Infine, per quanto riguarda la consapevolezza propriocettiva, durante la crescita e poi nel corso del tempo, ognuno di noi apprende degli schemi motori che vengono continuamente adattati e cambiati in funzione dei feedback derivati da stimoli esterni ed interni. Questi schemi motori hanno la peculiarità di rimanere ben ancorati nella nostra mente e sopratutto vengono riprodotti senza alcuno sforzo, diventando quindi automatismi. Se da un lato questo genere di “automatismo” è positivo perché durante il movimento permette al nostro cervello di spostare l’attenzione altrove (ad esempio verso l’ambiente esterno), da un altro lato potrebbe avere un riscontro negativo, reiterando nel tempo uno schema motorio magari dannoso per alcune parti del nostro corpo.

Una delle idee fondamentali del Taiji è quella di porre continuamente l’attenzione sul movimento, cercando di percepire tutte quelle informazioni che provengono dai recettori tendinei, articolari e muscolari. Attraverso l’autocorrezione e la modificazione consapevole del gesto motorio, si riesce a portare la gestione del movimento a un livello corticale superiore, impegnando anche le aeree “più nobili” del nostro cervello.

Questo ricerca del movimento “totale” e “perfetto”, basato su fluidità, rilassamento e connessione, poggia su un principio fondamentale del Taiji: “se si muove un dito tutto il resto del corpo si muove; se si muove il corpo anche un dito si muove”.

Diventa così comprensibile il motivo per cui nel Taiji la ricerca del “movimento energetico” non implica mai un uso del corpo segmentario o settoriale, il che  non potrà che essere di grande giovamento per tutte le articolazioni del corpo, in quanto non verranno mai stressate solo determinate strutture né sollecitati soltanto determinati muscoli.

In conclusione, va detto che il Taiji non ha la pretesa di sostituirsi alla medicina o alla riabilitazione; questa disciplina, però, può prevenire e risolvere diverse problematiche motorie, stimolando l’autoconsapevolezza e la necessità di trovare una costante sintonia tra mente e corpo. Permettendoci di re-imparare a muoverci in maniera corretta, “economica” e armoniosa.

 

Dott. Paolo Giuntini

2 thoughts on “Analogie tra il Taiji e la fisioterapia.

  1. Spesso si pensa a tai chi come arte marziale che consente di prevalere e proiettare un avversario, ma anche praticarlo per conoscere se stessi e acquisire la consapevolezza per esprimere attraverso la pratica questi principi è un grande obiettivo che vorrei raggiungere. Grazie

  2. Hai perfettamente ragione Liliana, il Taiji è primariamente un viaggio alla scoperta di sé. Purtroppo c’è ancora tanta ignoranza sulle arti marziali. Certamente il Taiji è anche un’arte marziale in senso stretto ossia una disciplina di self-defense ma è altrettanto riduttivo considerarlo solo un sistema di autodifesa o arte di combattimento che dir si voglia.
    La pratica del Taiji e dei suoi principi ci permette di sviluppare le nostre migliori potenzialità attraverso l’esercizio di consapevolezza, presenza mentale, allineamento posturale, connessione profonda con noi stessi, con i nostri compagni di pratica e anche ove possibile con la Natura che ci circonda.
    Quindi continua così perché hai la fortuna di avere un’ottima Scuola e buona pratica ☯

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